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050401 - Lettera al Rettore del Collegio Pontificio Armeno di Roma
Reverendissimo Padre M. Mouradian
Rettore del Pontificio Collegio Armeno di Roma


Faccio riferimento alla sua lettera prot.R9/2005 recante sul timbro postale la data del 28/2/2005 che ha provocato in me notevoli perplessità sia per il tono che per il contenuto e le asserzioni forvianti e false in essa contenute.
Di seguito esporrò, punto per punto, i motivi delle mie perplessità con molta franchezza ed in termini chiari non utilizzando il linguaggio “politichese” per non essere equivocato anche se ciò può provocare dei risentimenti.Se Lei fosse stato correttamente informato e ben consigliato sicuramente avrebbe scritto una lettera con diversi contenuti.
Mi presento: mi chiamo Hagop (Yacoub Artine) Hayatian, sono un ingegnere in pensione, sono vedovo ed ho due figli maschi, sono cittadino Italiano di origine armena e di religione sono Cristiano e Cattolico per tradizione famigliare.

A - il giorno 28 Gennaio ero presente alla cerimonia di saluto per il congedo al rev. Mons Bezezian e di benvenuto a Lei come nuovo Rettore, organizzata dagli alunni del Pontificio Collegio Armeno e dalle suore armene dell’Immacolata Concezione. Durante la cerimonia mi ha molto irritato l’invito, da parte del cerimoniere, al sig. Robert Attarian perché a nome della comunità armena di Roma prendesse la parola. Personalmente non ho niente contro il sig. Attarian, anzi, non ho nessuna difficoltà a dire che ha fatto un buon intervento, ma, il sig. Attarian non ha nessuna delega della comunità armena a rappresentarla. Non credo che il Pontificio Collegio abbia i poteri di designare una persona come rappresentante di una comunità intera.
Il comitato organizzatore, che ben conosce dell’esistenza dell’Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio con oltre 100 associati, per correttezza e rispetto verso l’unica entità legalmente riconosciuto sul territorio Laziale, avrebbe dovuto dare la parola anche ad un rappresentante dell’Associazione a dimostrazione di una fattiva collaborazione.
Il Sottoscritto, che, come ho detto era presente alla cerimonia, è uno dei soci fondatori nonché un consigliere dell’Associazione (noto a tutti) e avrebbe voluto, se invitato, rivolgere con molto piacere due parole di saluto al rev. Mons. Bezezian e di benvenuto a Lei a nome degli oltre 100 iscritti dell’associazione, ma così non è stato.
B – Nella Sua lettera afferma “La chiesa armena, per tradizione del nostro popolo, rappresenta tutta la Comunità” facendo sua la frase attribuita al rev. Mons. V. Boghosian (non ho presente in che contesto tale frase è stato citato) come a significare, per assioma, che il Pontificio Collegio Armeno di Roma rappresenta tuta la comunità armena di Roma e quindi è delegato anche a nominare il suo rappresentante.
Mi permetta di obbiettare tale affermazione. A quale Chiesa armena si riferisce? Di seguito riporto una stima della ripartizione percentuale in base alla fede religiosa di appartenenza degli armeni nel mondo:
· Cristiani Apostolici 85%
· Cristiani Cattolici 7%
· Cristiani Protestanti 5%
· Islamici,Ebraici, Altri 3%

E’ facilmente deducibile che una aggregazione di persone in base alla fede e/o appartenenza politica professata è disaggregante e mina la cementazione tra i vari componenti di una comunità. L’unica forma di aggregazione che salda tra di loro i componenti di una comunità è quella associativa in base alla loro origini, prescindendo dalla fede e dal credo politico professato.
C – Lei, facendo riferimento alla lettera di S.E.R.Mons. V. Boghossian (Prot.Rt077/2002, Roma 29 Maggio 2002), asserisce che “il Collegio, per sua natura, per rimanere libero e per non limitare il suo campo di lavoro, non può identificarsi e né compromettersi con nessuna associazione…”
Con il termine “identificarsi” si intende, ovviamente, che il Collegio non può essere anche un associazione. Il termine “compromettersi”, che è un termine molto duro, vuol dire subire ripercussioni negative di immagine conseguente ad azioni illegali.
Il mondo è pieno di istituzioni religiose e non che collaborano con associazioni legalmente costituite senza “compromettersi”, anzi, arricchendo la vita sociale e culturale di una società.
Il rev. Mons. Boghossian, che gode della mia massima stima, aveva i suoi buoni motivi ad usare i termini “identificarsi” e “compromettersi” nel periodo e nel contesto in cui la lettera fu scritta che di seguito riassumo, perché ritengo che non è stato informato su alcuni fatti molto delicati.
Il rev. Mons. Boghossian assumendo l’incarico di Rettore del Pontificio Collegio Armeno di Roma, ha scoperto anche di aver ereditato una pseudoasociazione denominato “Comunità armena di Roma” con sede in Via salita di S. Nicola da Tolentino,n°17; cioè il Pontificio Collegio. Inoltre, in quel periodo, il buon nome del Collegio veniva “compromesso” perché alcune persone del “consiglio”della suddetta pseudoassociazione erano sospettati di essere coinvolti in un broglio elettorale durante le elezioni del nuovo consiglio dell’Unione degli Armeni di Milano. Le indagini svolte dal rev. Mons. Boghossian e dall’allora presidente dell’Unione degli Armeni, Agopig Manoukian si sono fermati all’indirizzo di Via salita di S. Nicola da Tolentino n°.17 di Roma.
Come vede rev. P. Mouradian il rev. Mons. Boghossian ha utilizzato la frase “il Collegio…..non può identificarsi e né compromettersi con nessuna associazione” in un periodo e in un contesto che è pienamente giustificabili.
Con quella frase il rev. Mons. Boghossian delegittimava l’esistenza nell’ambito del Pontificio Collegio di una associazione. Per sottolineare ulteriormente questa delegittimazione nella sua lettera il Mons. Boghossian ha tentato di eliminare anche l’utilizzo improprio dei termini “il consiglio della comunità armena di Roma” (perché il termine “consiglio” viene generalmente utilizzato in ambito associativo/societario) introducendo la frase, che Lei ha riportato nella Sua lettera, “il Collegio…..con la collaborazione di un gruppo di volontari…” che ha un suo significato.
Per correttezza di esposizione è d’obbligo spiegare il perché dell’utilizzo, da parte mia, del termine “pseudoassociazione”.
Un gruppo di fedeli, compreso il sottoscritto, una domenica dopo la messa, condividendo l’idea di appartenere ad una associazione legalmente riconosciuta, con una alzata di mano nei locali della chiesa, si sono trovati “membri” di una associazione. Successivamente un gruppo di circa 35 “membri” ha avanzato una richiesta scritta al “consiglio” per indire un’assemblea generale annuale, come previsto dalle normative che regolano le associazioni legalmente registrate sul territorio Italiano. La risposta del “consiglio” a firma del suo presidente, il sig. Michel Jeangey, è stato che la richiesta dei firmatari della lettera non poteva essere accolta in quanto Comunità Armena di Roma non è una associazione, sottintendendo, quindi, che non è ritenuto a rispettare obblighi legali. Infatti non è stata indetta nessun’assemblea generale dei soci o “membri”.
Successivamente, da un indagine svolto presso gli uffici competenti di Roma è risultato che effettivamente è stato registrato uno “statuto” ma non è stato mai depositato e registrato un atto costitutivo per la formazione di una associazione denominato Comunità Armena di Roma con sede in via salita di S. Nicola da Tolentino, n°17. (documento indispensabile previsto dal codice civile)
D – In conseguenza al contesto ambiguo più su descritto e la delegittimazione da parte del Rettore dell’esistenza di una associazione nell’ambito del Pontificio Collegio, un gruppo di volontari ha pensato di fondare una associazione legalmente costituito, operante al di fuori del Collegio, ma in simbiosi con esso, con lo scopo di recuperare anche gli armeni che per motivi di fede religiosa e/o politica non frequentano il Pontificio Collegio, l’unico punto di ritrovo fra gli armeni.
Così è nata l’Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio.
Per non “compromettere” il Collegio e per lo spirito della massima trasparenza, prima di registrare l’atto costitutivo e lo statuto dell’associazione sono state inviate copie degli atti al Collegio perché potesse recepire e segnalare eventuali imprecisioni e suggerimenti, suggerimenti che ci sono stati.
L’annuncio ufficiale della nascita di una associazione armena riconosciuta legalmente è stato festeggiato con un rinfresco nei saloni del Collegio per dare un segno forte di unione delle forze. Per il medesimo motivo anche la 1° assemblea generale è stata fatta nei saloni del Collegio per gentile concessione.
E – Improvvisamente una serie di azioni e comportamenti attribuiti al Pontificio Collegio sta sollevando in me come ad altre persone dei quesiti preoccupanti che di seguito riporto
· Come mai le chiese e le parrocchie Cattoliche concedono ai sacerdoti armeni Apostolici ad effettuare la S. Messa nelle loro chiese e mai una volta è stata effettuata una messa apostolica in una delle due chiese armene? (sull’argomento, mi ricordo, durante un pranzo pre Pasquale, avevo fatto presente a chi di dovere sull’opportunità di celebrare almeno una volta al mese una messa apostolica in una delle due chiese armene di Roma).
· Come mai sono state fatte delle azioni di boicottaggio verso l’Associazione della Comunità armena di Roma e del Lazio, quando l’associazione aveva trovato dei locali presso terzi, per impartire lezioni di armeno, non essendo disponibili i locali del Collegio perché in restauro?.
· Perché il ricevimento e l’incontro con la comunità armena di Roma del Ministro degli Esteri Armeno e del suo seguito, organizzato dall’Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio, su richiesta dell’Ambasciatore dell’Armenia, è stato ostacolato dal Pontificio Collegio, che, alla vigilia del ricevimento ha spedito degli inviti alla comunità armena annunciando un incontro con la delegazione armena per il giorno successivo al Collegio creando confusione nella comunità?
· Come mai non si è potuto effettuare il rito funebre di una rinomata artista di origine armena, figlia di un famoso intellettuale armeno, con il rito armeno apostolico in una chiesa armena come da desiderio della defunta (mi riferisco alla signora Zarian in Cimara) e si è finiti in una chiesa greca ortodossa ?.
· Perché il Pontificio Collegio quest’anno non ha concesso una sala all’Associazione per effettuare sia l’annuale assemblea generale dei propri iscritti e aperto a tutti gli armeni, sia una manifestazione culturale di notevole interesse ?.
· E, per ultimo, mi chiedo il perché di questa sua lettera? trasmesso e divulgato sia per posta normale che per posta elettronica agli armeni di Roma, d’Italia e dell’estero. Una lettera incentrata sulla frase “il Collegio non può compromettersi con nessun’associazione” insinuando tra le righe che l’unica associazione armena esistente a Roma è da evitare in quanto composta da delinquenti che compromettono il Pontificio Collegio.
Per ora mi limito a porre dei perché? Se mi azzardassi a tentare di dare delle risposte ai perché? Commetterei del “peccato mortale” e di peccati ne ho a sufficienza.
Non so come reagirà l’Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio alla Sua lettera, ma Io, come armeno di cittadinanza italiana, socio nonché fondatore dell’associazione, rispettato da tutti, non accetto da nessuno che in modo mascherato offuschi la mia immagine come una persona che “compromette” e quindi una persona losca.
Aspetto un atto chiarificatore perché sono deciso a difendere la mia onorabilità, e di tutti coloro che si adoperano per creare una comunità coesa e senza pregiudizi, utilizzando gli stessi mezzi che Lei ha utilizzato per insinuare in modo velato della poca serietà delle associazioni armene in genere, ed in particolare dell’unica romana.
Non escludo l’eventualità di portare il caso ai massimi livelli ecclesiali,
Distinti saluti
Hagop Hayatian


Roma li 15 Marzo 2005

Allego fotocopia dello statuto della pseudo associazione Comunità Armena di Roma

Hayatian Hagop
e-mail shayati@tin.it


-------------------------------- Richiesta di Pubblicazione della lettera al Rettore : Spli Spli. Istituzioni e Associazioni armene ed italo armene Oggetto: Risposta alla lettera Prot. R9/2005 del 28/2/2005 del rev. Padre M. Mouradian, Rettore del Pontificio Collegio Armeno. Rendo pubblico la lettera in oggetto (vedi allegato) che il sottoscritto ha inviato riservatamente al Rettore del Pontificio Collegio Armeno di Roma in data 15 Marzo 2005. E’ un atto che ben volentieri avrei evitato di fare se, ad oggi, avessi ricevuto un chiarimento sulle asserzioni - a mio avviso molto offensive verso le associazioni armene - contenute nella lettera del Rettore ; lettera che è stata diffusa per tutto il mondo sia per posta normale che per posta elettronica. Cordialità Hagop Hayatian Roma li 29 Marzo 2005

V.V

 
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