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06 10 14 - Orhan Pamuk:Un Nobel per “avvertire” la Turchia
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NICOLA LEONI;
Nello stesso giorno giungono ad Ankara e al governo di Recep Tayyip Erdogan due “schiaffi” da parte dell’Europa di cui la Turchia vorrebbe far parte. Uno arriva dalla Francia, con la legge anti-revisionista sul genocidio armeno, di cui trattiamo in questa stessa pagina, e il secondo - quello forse più rilevante culturalmente - da Soccolma: l’Accademia Svedese ha infatti scelto come premio Nobel per la letteratura il coraggioso scrittore, perseguitato in patria per avere infranto con le sue opere parecchi tabù turchi, Orhan Pamuk.
Il riconoscimento dell’Accademia è stato assegnato all’autore de Il castello bianco, La nuova vita e Neve, perché, come si legge nelle motivazioni, «nella ricerca dell’anima malinconica della sua città natale (Istanbul) ha scoperto nuovi simboli dello scontro e dell’interrelazione delle culture».
Pamuk ha iniziato la sua carriera di scrittore nel 1974. Il suo primo romanzo, Oscurità e luce condivide il premio letterario Milliyet 1979 con Mehmet Eroglu. Il romanzo viene successivamente pubblicato nel 1982 con il titolo Il signor Cevdet e i suoi figli e vince il premio Orhan Kemal nel 1983.
Pamuk vince diversi importanti premi per i suoi primi lavori, tra cui il Premio Madarali 1984 per il secondo romanzo La casa del silenzio e il Prix de la Découverte Européenne 1991 per l’edizione francese. Il romanzo storico Roccalba (o Il castello bianco), pubblicato nel 1985, vince l’Independent Award for Foreign Fiction 1990 estendendo la sua reputazione all’estero.
Il successo popolare arriva nel 1990 con il romanzo Il libro nero che diventa rapidamente una delle letture più controverse della letteratura turca. Nel 1992, scrive la sceneggiatura per il film Il volto segreto, diretto dal regista turco Ömer Kavur. Il quarto romanzo, La nuova vita, è, nel 1995, un successo immediato in Turchia e diventa presto il più rapido best seller nella storia del Paese. Nello stesso anno Pamuk è tra un gruppo di autori e scrittori sotto processo per aver criticato, in una serie di saggi, la politica del governo turco nei confronti dei curdi. Nel 1999, Pamuk pubblica la storia in Gli altri colori.
La reputazione internazionale di Pamuk cresce, nel 2000, in seguito alla pubblicazione di Il mio nome è rosso. Viene tradotto in ventiquattro lingue e vince, nel 2003, l’International Impac Dublin Literary Award. Il mio nome è rosso è anche vincitore del premio Grinzane Cavour 2002.
L’ultimo romanzo, Neve (2002), che esplora il conflitto tra Islam e cultura occidentale nella Turchia moderna, è anche il primo lavoro dichiaratamente politico. Il New York Times inserisce Neve tra i dieci migliori romanzi del 2004. La sua opera più recente, uscita nel 2003, è un volume di memorie, Istanbul, dove ricordi d’infanzia si mescolano alla storia della città.
Congratulazioni per la notizia sono giunte a Pamuk da amici e “nemici”: quelle sincere dei colleghi e quelle “a denti stretti” del governo turco. Nella capitale armena Erevan si festeggia, ad esempio, proprio perché aveva parlato del genocidio degli armeni, finendo per altro nei guai con la giustizia turca. Secondo il presidente della Federazione degli scrittori armeni, David Muradyan, la decisione dell’Accademia di Svezia è collegata alla sua posizione storica. Con il Nobel, ha commentato l’autore e regista, «è stato collegato il premio della letteratura alla moralità».
Il drammaturgo e scrittore britannico Harold Pinter, premio Nobel per la letteratura lo scorso anno, ha accolto con grande felicità la notizia del massimo riconoscimento assegnato al collega Pamuk. «Non potrei essere più felice - ha commentato - Mi aspettavo che vincesse l’anno scorso, ma qualcun altro si è messo in mezzo. È un grande scrittore e il riconoscimento non avrebbe potuto essere più opportuno».
Lodi e congratulazioni dallo scrittore connazionale Yasar Kemal, che elogia di Pamuk «la passione e la resistenza». «Sono sicuro che scriverà nuovi romanzi con la stessa passione dimostrata finora - ha commentato l’80enne Kemal, che si è detto felice del premio all’autore di Neve - Non ho dubbi che continuerà a lottare in futuro per quello in cui crede».
Positiva ma di circostanza la reazione delle autorità turche alla notizia. «Sono molto felice e mi felicito con Pamuk», ha dichiarato il sottosegretario alla Cultura, Mustafa Isen in un’intervista. Il premio «attirerà l’attenzione del mondo sulla letteratura turca e su altri autori turchi», ha aggiunto precisando di essere «interessato solo a Pamuk lo scrittore. Le sue altre azioni non mi interessanto. Penso che sia un buono scrittore e penso che sia stato ricompensato per questa sua attività».
A nome della delegazione Lega Nord al Parlamento europeo, l’on. Mario Borghezio ha indirizzato al presidente Josep Borrell una lettera per proporgli di invitare in aula il neo-premio Nobel per la letteratura, un intellettuale che ha avuto il coraggio, pagando di persona, di scrivere che la Turchia ancor oggi non intende fare i conti con il genocidio degli armeni del 1915.
«Mentre in Francia - dichiara Borghezio - la stessa probabile futura candidata socialista alle presidenziali Ségolène Royal pone con forza il riconoscimento del genocidio degli armeni come conditio sine qua non per l’entrata della Turchia in Europa, molto stranamente in Italia su questo argomento si realizza un silenzio omertoso delle forze politiche, di maggioranza e di opposizione».
Borghezio chiede che «il governo italiano assuma, sulla questione del genocidio degli armeni, una posizione chiara nei confronti di Ankara, perché gli interessi economici e geopolitici non devono mai offuscare le questioni che attengono i diritti dei popoli».
[Data pubblicazione: 13/10/2006]
V.V
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