"Il
Volto di Dio" in mostra a Genova
Un prezioso dipinto, una leggenda che si perde
nella notte dei tempi: «Mandylion. Intorno al Sacro Volto
da Bisanzio a Genova»
Due occhi grandi e profondi, incastonati in un volto scolpito e
fasciato dalla lunga capigliatura che si unisce e raccorda con la
folta barba, calamitano il nostro sguardo con una intensità
che sa di magia, di soprannaturale, e sembrano voler scavare dentro
di noi, nella profondità del nostro animo, fino a metterci
leggermente a disagio.
Sono gli occhi di Cristo, di quel Sacro Volto custodito a Genova
nella chiesa di San Bartolomeo degli Armeni in una preziosa cornice
bizantina e che ora costituisce il fulcro di una significativa mostra
allestita nel Museo diocesano genovese (fino al 18 luglio) e intitolata
«Mandylion. Intorno al Sacro Volto da Bisanzio a Genova»,
curata da Gerhard Wolf, Colette Dufour Bozzo e Anna Rosa Calderoni
Masetti ai quali si deve pure l'esaustivo catalogo Skira, che raccoglie
anche le ultime analisi scientifiche effettuate sulla sacra tavoletta
di cedro, ricoperta da una tela di lino e dipinta con lamina d'oro,
biacca e terre, lacca rossa e resina.
Questo
volto, che misura 24 centimetri in altezza e 11 in larghezza, secondo
la tradizione è quello originale di Cristo, fedelmente tratto
dal «Mandylion», che la leggenda vuole impresso miracolosamente
dallo stesso Gesù in un panno a Gerusalemme e consegnato
ai messaggeri del re Abgar perché lo portassero a Edessa
al loro sovrano ammalato, che grazie alla reliquia guariva; e nella
città della Mesopotamia è rimasto fino al 944 allorché
l'imperatore bizantino è riuscito a farlo arrivare a Costantinopoli
e a collocarlo nella celebre cappella del Faro del palazzo imperiale,
nella quale erano custoditi i cimeli più sacri provenienti
dalla Terra Santa. Durante l'occupazione dei crociati molte reliquie
furono prese e portate in Occidente tra cui il preziosissimo Panno
che si ritiene sia giunto a Parigi nel 1245.
Il
Sacro Volto è arrivato a Genova da Costantinopoli nel tardo
Trecento. Le analisi chimiche al carbonio datano la tavola al XIII
secolo ma l'effigie, secondo alcuni esperti, sarebbe stata dipinta
prima dell'XI secolo con una ridipintura della barba e dei capelli
tra il XII e il XIV secolo e numerosi successivi restauri, tra cui
la ripulitura del 1594 documentata dalle fonti scritte.
La
straordinaria cornice in argento dorato, un autentico capolavoro
del Trecento, opera di sofisticate maestranze bizantine, intende
sottolineare l'origine miracolosa dell'immagine del volto di Cristo
non fatta da mano umana e nei dieci rilievi smaltati, inseriti tra
delicate astratte forme vegetali, viene narrata la leggenda del
Mandylion posseduto da Abgar e della sua miracolosa capacità
di riprodursi senza l'intervento dell'uomo così da proclamare
l'autenticità divina del Sacro Volto.
A
intrigare ulteriormente la magica atmosfera che circonda il Sacro
Volto e la sua origine è giunto dal monastero di Santa Caterina
del Sinai un Dittico su tavola che rappresenta l'apostolo Taddeo,
alcuni santi e il re Abgar e che viene datato al X secolo; le due
tavolette, ora unite, probabilmente in origine costituivano le ante
di un trittico il cui pannello centrale doveva essere appunto l'«icona
non fatta da mano d'uomo», chiamata appunto dai bizantini
Mandylion, e la coincidenza delle misure del dittico con quelle
della reliquia genovese apre stimolanti ipotesi.
Questo
eccezionale incontro è accompagnato da una serie di importanti
manoscritti e cimeli bizantini provenienti da collezioni italiane
e russe. Dal museo Puskin, ad esempio, giunge la rarissima tavoletta
in avorio, risalente al 945, che reca scolpiti Cristo e l'imperatore
Costantino VII Porfirogenito, colui che fece giungere a Costantinopoli
il Mandylion oggetto di una grandissima venerazione, testimoniata
anche dalla sua riproduzione in vari testi sacri dei secoli successivi.
La
mostra - che si affaccia sullo splendido chiostro dei Canonici della
cattedrale di San Lorenzo con le raffinate colonnine binate in marmo
bianco e nero - si completa con opere custodite nella stessa città
e non molto conosciute quali la bizantina Croce degli Zaccaria in
argento dorato, perle, smeraldi e altre pietre preziose del IX secolo,
la Croce stauroteca della fine dell'XI secolo proveniente da Costantinopoli
come il reliquiario col braccio di S. Anna. E salendo nel tempo
troviamo una riproduzione del Sacro Volto scolpito nel marmo da
Giovanni della Porta (prima metà del '500) e alcuni dipinti
del periodo della Controriforma.
Pier
Paolo Mendogni
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