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Armenia, Olocausto dimenticato


Manca un capitolo sanguinoso nella storia del secolo che si e chiuso. Un capitolo ancora da indagare. studiare e scrivere: quello che Andrea Riccardi ha definito l'olocausto sotto la croce. Le vicende dei milioni di cristiani che a causa della loro fede hanno perso la vita in crimini di massa di cui nessuno vuole assumersi una responsabilità. Anzi. Esemplare è il caso armeno. Il 24 aprile di ogni anno le due chiese armene - quella cattolica, legata a Roma, e quella “apostolica” - ricordano il primo genocidio del secolo, iniziato dal triumvirato turco nel 1915, e concluso solo dall'Armata Rossa che bloccò l'avanzata di Istanbul. Circa un milione e mezzo di uomini, donne e bambini furono uccisi o direttamente, in maniera sistematica e scientifica, o di stenti e malattie in una lunga marcia senza punto di arrivo nei deserti della Siria. C’è chi è sicuro che Hitler abbia tratto lezione da quel crimine (e dall'indifferenza del mondo) nel programmare l'Olocausto. Di quella carneficina su base etnica e religiosa, che ha cancellato la più importante e vitale comunità cristiana del Vicino Oriente (insieme a migliaia di monasteri, chiese, e opere d'arte), quasi non si parla. Grazie all'opera “negazionista” svolta dai governi turchi di ogni tempo, compreso l'attuale. Ma anche in virtù della singolare timidezza cristiana a rivendicare un proprio diritto alla memoria e alla solidarietà - anche postuma - verso fratelli e sorelle massacrali in nome di una fede comune. Un filo rosso sangue che parte dalle persecuzioni dei cristiani nell'Impero ottomano, e si dipana nel Novecento con i massacri in Russia, Europa Orientale e Cina. E termina -per ora -a Timor Est e in Indonesia.

Marco Tosatti